
Vi è mai capitato, nelle vostre passeggiate, di vedere cachi piccolini e chiedervi se fossero effettivamente cachi non ancora cresciuti o altro? La risposta è che sono altro.
Ci capita di pensare che il genere Diospyros, famiglia Ebenaceae, includa solo il caco (Diospyros kaki Thunb.). In verità annovera ben 700 specie diverse.
In questo articolo ve ne presento due che spesso è facile trovare crescere vicine: Diospyros kaki Thunb. e Diospyros lotus L.
Diospyros kaki Thunb.
– Foglie ellittiche
– Faccia anteriore lucida
– Ben visibili tutte le nervature
– I peli sulla faccia posteriore si dispongono solo sui lati/angoli delle nervature (goniotrichi)
Diospyros lotus L.
– Foglie lanceolate
– Faccia anteriore opaca
– Ben visibili solo la nervatura primaria e quelle secondarie
– I peli sulla faccia posteriore sono presenti in maniera diffusa su tutta la foglia e in particolare sulle nervature (olotrichi)

ETIMOLOGIA: il termine del genere “Diospyros” deriva dal greco διόσπυρος, «grano (πυρός) di Giove (Διός)» e si potrebbe tradurre come “frutto o cibo divino”.
Il nome della specie “kaki” (o cachi) deriva dal giapponese 柿 (kaki), che è il nome con cui la pianta e il frutto sono chiamati nel luogo di origine (sono, infatti, piante di origine asiatica).
Invece il nome della specie “lotus” deriverebbe dal nome λωτός, lōtós che è il nome dei frutti offerti a Ulisse e al suo equipaggio e citati nel IX libro dell’Odissea.
Diospyros lotus L. viene anche chiamato albero di Sant’Andrea o albero santo, perché la tradizione vuole che Sant’Andrea sia stato crocifisso in Grecia, proprio su una croce fatta con il legno di questa pianta.

COMMESTIBILITÀ: queste due piante sono completamente commestibili in ogni loro parte, anche se solitamente l’unica parte utilizzata sono i frutti. I frutti acerbi risultano allappanti, per poterli mangiare bisogna aspettare la completa maturazione oppure fare l’ammezzimento, o ancora essiccarli (ad esempio col metodo cinese shìbǐng, giapponese hoshigaki o coreano gotgam), oppure usarli per grappe e liquori, o infine utilizzarli in preparazioni cotte (confetture, salse, composte ecc).
Altre parti della pianta che si possono utilizzare, con ottime ripercussioni sulla salute, sono le foglie e i fiori (anche se i fiori sconsiglio di utilizzarli perché compromettono la produzione di frutti).
PROPRIETÀ: i frutti contengono vitamine (7,5 mg di vitamina C, 0,73 mg di vitamina E, 0,10 mg di niacina, 0,10 mg di piridossina, 0,03 mg di tiamina, 0,02 mg di riboflavina, 8 µg di folati, 2,6 µg di vitamina K, 81 UI di vitamina A); minerali (161 mg di potassio, 17 mg di fosforo, 9 mg di magnesio, 8 mg di calcio, 1 mg di sodio, 0,355 mg di manganese, 0,15 mg di ferro, 0,113 mg di rame); carotenoidi (beta-carotene 253 µg, beta- criptoxantina 1.447 µg, luteina e zeaxantina 834 µg, licopene 159 µg).
MA SONO LE FOGLIE LA VERA PARTE PREZIOSA DI QUESTE PIANTE! Nelle foglie sono stati isolati infatti 159 componenti, tra cui miricitrina, quercetina, luteolina e kaempferolo.
Grazie a queste sostanze le foglie risultano avere proprietà antiossidanti, neuroprotettive e antinfiammatorie. Non solo, riducono il prurito, aiutano ad abbassare la glicemia e aiutano in caso soffriate di osteoporosi.
L’effetto antiprurito è legato alla presenza di miricitrina che sopprime la produzione IL-6 e IL-31 nella microglia. Questi effetti inibitori vengono mediati dal blocco delle vie NF-κB, MAPK e JAK/STAT (vedi bibliografia).
Effetto antiostoporotico: l’infuso delle foglie è in grado di aumentare la densità ossea, inducendo la differenziazione degli osteoblasti, essenziale per il trattamento dell’osteoporosi. Come potete approfondire negli studi riportati in bibliografia, l’infuso delle foglie ha migliorato la differenziazione dei pre-osteoblasti MC3T3-E1, con un aumento di 1,5 volte dell’attività ALP, e ha aumentato i livelli di molecole osteogeniche, del fattore di trascrizione 2 della famiglia RUNX e di osterix. Questa alterazione è il risultato dell’attivazione della proteina morfogenica ossea 2/4 (BMP2/4) e della via di trasformazione del fattore di crescita β (TGFβ).
Effetto antidiabetico: la riduzione della glicemia è legata alla regolazione positiva della trascrizione dal promotore dell’RNA polimerasi II, allo spazio extracellulare e al legame proteico, dei fitocomplessi contenuti nelle foglie.
Infine la rutina, la quercetina e soprattutto l’isoquercitrina (una forma monoglucosidica della quercetina), hanno mostrato notevoli effetti antiossidanti, antinfiammatori e protettivi cardiovascolari. L’infuso, l’aceto, l’acetolito, il fervida e la TM di foglie di Diospyros lotus e D. kaki sono quindi un’ottima idea per chi volesse avere benefici proprio a livello cardiaco e neurologico oltre a tutti gli altri benefici sopracitati. Vi metto ricette specifiche e dosaggi nella sezione ABBONATI di youtube.

BIBLIOGRAFIA:
Hong S, Lazerka N, Jeon BJ, Kim JD, Erdenebileg S, Nho CW, Yoo G. Osteogenic Effects of the Diospyros lotus L. Leaf Extract on MC3T3-E1 Pre-Osteoblasts and Ovariectomized Mice via BMP2/4 and TGF β Pathways. Nutrients. 2024 Apr 22;16(8):1247. doi: 10.3390/nu16081247. PMID: 38674937; PMCID: PMC11053699.
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